Il cigno piegò il flessuoso collo verso l
Il cigno piegò il flessuoso collo verso
l’acqua e si specchiò a lungo.
Allora capì la ragione della sua
stanchezza, e di quel freddo che gli attanagliava il corpo facendolo tremare
come d’inverno: con assoluta tenerezza egli seppe che la sua ora era suonata e
che bisognava prepararsi a morire,
Le sue piume erano ancora bianche come il
primo giorno della sua vita. Era passato attraverso le stagioni e gli anni senza
macchiare la sua veste immacolata; ora poteva anche andarsene, concludere in
bellezza la sua vicenda.
Alzando il bel collo, si diresse lento e
solenne sotto ad un salice, dov’era solito riposarsi durante la calura. Era già
sera. Il tramonto tingeva di porpora e di viola l’acqua del lago.
E nel grande silenzio che già scendeva
tutto intorno, il cigno incominciò a cantare.
Mai aveva trovato, prima di allora, accenti
così pieni d’amore per tutta la natura, per la bellezza del cielo, dell’acqua e
della terra. Il suo canto dolcissimo si sparse nell’aria, velato appena di
nostalgia, finché piano piano si spense, insieme all’ultima luce dell’orizzonte.
- È il cigno - dissero commossi i pesci,
gli uccelli, tutti gli animali del prato e del bosco - è il cigno che muore. -
Cigno è
candido sanza alcuna macchia,
e
dolcemente canta nel morire,
(ed) in
quel canto termina la vita.
(Leonardo)
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